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(Testo Ufficiale)
MESSAGGIO DEL MINISTRO GENERALE ALLA FAMIGLIA TRINITARIA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DI SAN GIOVANNI DE MATHA E NATIVITÀ DI NOSTRO SIGNORE
Lit. Circ. 5 /2020
Benedicta sit Sancta Trinitas
Carissimi fratelli,
giunga a tutti voi membri della Famiglia Trinitaria il mio cordiale e fraterno saluto.
L’anno che volge al termine è stato profondamente segnato dalla terribile pandemia che ha prodotto numerose vittime. Anche la Famiglia Trinitaria ha pagato un alto prezzo in questa terribile situazione. Tutti siamo stati costretti a cambiare ed adattare i nostri programmi, il nostro stile di vita, i nostri impegni quotidiani. Abbiamo potuto, con grande senso di responsabilità, assicurare la nostra vicinanza e sostegno sia umano che spirituale alle numerose famiglie colpite dalla malattia e dalle sue conseguenze sul piano economico e sociale. Desidero esprimere la mia riconoscenza per ogni gesto di carità operosa, segno di prossimità a quanti stanno portando il peso di questa immane catastrofe globale. Accanto al ringraziamento desidero anche esprimere il mio incoraggiamento per continuare ed intensificare l’impegno di ogni comunità e di ogni fraternità laicale al servizio dei poveri vecchi e nuovi. Nessuno si senta solo nel momento della difficoltà e della sofferenza. L’unità nella preghiera e la comunione fraterna siano le nostre armi spirituali per combattere le devastanti conseguenze di questo virus sul piano umano e spirituale. La consapevolezza di essere tutti sulla stessa barca non ci mette al riparo dalla tentazione della chiusura egoistica e delle divisioni, come purtroppo sta avvenendo nella società civile. Le disuguaglianze sociali, come in ogni momento di crisi, vengono accentuate; nascono nuove forme di disagio; il dolore per la perdita dei propri cari è reso ancora più straziante dall’impossibilità di celebrare i riti esequiali; il carico di solitudine per chi è costretto all’isolamento è insopportabile. Il nostro imminente impegno sarà quello di ricostruire quei legami fraterni di solidarietà per unire ciò che la pandemia ha diviso, per affrontare le non facili conseguenze con le quali dovremo fare i conti anche dopo che la pandemia sarà debellata. Facciamo nostro il desiderio di papa Francesco: «Voglia il cielo, […] che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato».
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Anche se segnato in gran parte da questo terribile flagello, l’anno che volge al termine è stato particolarmente intenso e ricco. Abbiamo celebrato nel febbraio scorso il Consiglio Generale Allargato nel quale abbiamo condiviso il programma del sessennio. Abbiamo vissuto alcuni momenti celebrativi e di riflessione per ricordare il centenario della beatificazione della Beata Anna Maria Taigi tra cui vorrei ricordare il convegno dell’Ordine Secolare Trinitario italiano e la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, Vicario del papa per la Diocesi di Roma, nella Basilica di San Crisogono lo scorso 16 ottobre. Altre iniziative in programma che non si sono potute realizzare, contiamo di poterle realizzare appena sarà possibile.
Abbiamo vissuto con grande intensità la settimana di preghiera per i cristiani perseguitati che, quest’anno, nonostante le note difficoltà, ha visto non solo le nostre comunità impegnate ma anche diverse Diocesi, parrocchie, gruppi di preghiera che si sono uniti a noi nel ricordo orante di quanti ancora oggi soffrono a motivo della loro fede. A San Crisogono abbiamo avuto la gioia di ospitare per alcuni giorni il vescovo caldeo di Aleppo mons. Antoine Audo, che ha presieduto l’Eucarestia nel primo giorno della settimana di preghiera ed ha partecipato al convegno dell’Ordine Secolare Trinitario, facendoci dono della sua esperienza di pastore e della sua testimonianza di fede in una terra profondamente segnata dalle conseguenze devastanti della guerra civile e dell’accanimento contro i cristiani, ridotti ormai ai minimi termini. Il nostro impegno a favore dei cristiani perseguitati vede sempre un maggiore coinvolgimento della Famiglia Trinitaria, motivo di orgoglio ma anche stimolo a continuare in questa direzione. L’impegno a favore dei cristiani perseguitati, inoltre, si va arricchendo di nuove importanti iniziative. Con grande gioia e soddisfazione posso annunciarvi che il progetto di promuovere una Cattedra per i cristiani perseguitati denominata “Cattedra San Giovanni de Matha” si è finalmente concretizzato attraverso una convenzione tra l’Ordine Trinitario e la Pontificia Università San Tommaso D’Aquino (Angelicum) di Roma. In particolare sarà avviato un corso sulla libertà religiosa dal titolo “Libertà religiosa. Problemi, sfide, prospettive”. Il corso sarà offerto agli studenti delle facoltà di Teologia, di Scienze Sociali e dell’Istituto Mater Ecclesiae, ma potranno partecipare anche i nostri studenti dell’APPS, e tutti coloro che desiderano approfondire questo tema che esprime in modo eccellente il nostro carisma. Sarà cura del SIT offrire maggiori dettagli a chi vorrà partecipare anche attraverso il collegamento internet per chi risiede fuori Roma. Ringrazio vivamente il direttivo del SIT internazionale, promotore del progetto, e l’equipe di religiosi che collabora per l’attivazione della Cattedra e di tutte le iniziative ad essa connesse. Offrire un contributo teologico qualificato su questo tema così caro al nostro carisma e così drammaticamente attuale, è certamente un prezioso servizio alla Chiesa e al mondo. Abbiamo, inoltre, la possibilità di creare un circolo virtuoso tra la riflessione teologica e la testimonianza viva di tanti nostri fratelli che hanno subito la persecuzione religiosa, per un reciproco arricchimento.
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Il nuovo anno sarà segnato principalmente dalla celebrazione dei Capitoli Provinciali, dei quali non è mai superfluo sottolinearne l’importanza. Lo stile di questi importanti momenti assembleari sia quello della “comunione di spirito e di vita” e il fine sia solo “il bene della Provincia” in ogni sua articolazione. Colgo l’occasione per ribadire che nella preparazione dei Capitoli sia dato il giusto spazio alle linee programmatiche espresse nel Capitolo Generale, perché si possano tradurre in una pastorale vocazionale incisiva ed efficace, che risponda alle odierne sfide e sia un vero servizio ai giovani, alla Chiesa e all’ Ordine. Prepariamoci ad essi con la preghiera e la disponibilità interiore a lasciarci condurre dallo Spirito Santo che ci spinge ad un continuo rinnovamento nella direzione di una maggiore fedeltà al nostro carisma, alla nostra storia, ma anche di un maggiore impegno di fronte alle sfide del presente e di uno sguardo carico di speranza per il nostro futuro. In questo nuovo anno saremo chiamati, inoltre, a fare tesoro delle preziose indicazioni di papa Francesco nell’ultima enciclica che ci ha donato Fratres Omnes. Non possiamo non ritrovare in questo documento moltissimi punti di contatto con la nostra spiritualità, che vede nella costruzione della fraternità, allargata ai poveri e ai perseguitati, il suo centro propulsore. Questo documento ci ricorda, qualora ce ne fosse bisogno, l’attualità del nostro carisma e l’urgenza di viverlo con fedeltà e creatività. «L’inclusione o l’esclusione di chi soffre lungo la strada definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi». Dal modo in cui sappiamo farci prossimo di chi soffre, si misura la validità dei nostri progetti e la qualità della nostra testimonianza.
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Vorrei, infine, porgere a tutti voi, alle vostre famiglie e comunità i miei più fervidi auguri per la solennità del nostro Fondatore San Giovanni de Matha e per le prossime festività natalizie. Possano questi momenti di festa aiutarci a ritrovare il senso vero della gioia che nemmeno la sofferenza più grande può scalfire. In questo particolare momento storico che stiamo vivendo con preoccupazione, abbiamo bisogno di attingere nuove energie da quella gioia che nasce dall’incontro vivo con il nostro Salvatore, perché senza la gioia vera «la speranza non troverebbe una casa in cui abitare». Come ci insegna la storia, ogni momento di grave difficoltà, ci riserva la possibilità di migliorare, di riscoprire i valori profondi della nostra umanità e della nostra fede.
Vi assicuro la mia preghiera e la mia benedizione!
Roma, 29 novembre 2020
Prima domenica di Avvento